A volte, non tanto spesso, mi capita di conoscere qualcuno e di provare immediatamente una profonda ammirazione per la passione che mi trasmette per il proprio lavoro o per il proprio progetto. E’ quello che mi è successo quando ho conosciuto Stefania Bonino, una giovane donna che ha deciso di prendere in mano la propria vita e inventarsi un lavoro che rispecchiasse le proprie passioni. Ed è stata così brava da creare un progetto da zero, a zero budget e a trasformarlo in un vero lavoro che gestisce anche da quasi 2000 Km di distanza. Insomma wonder woman in persona! Il progetto di Stefania si chiama Brigatacultura e comprende un network di professionisti che offrono le proprie competenze al servizio della cultura, e sappiamo tutti quanto sia fondamentale la divulgazione della cultura per l’evoluzione della specie!
Come hai iniziato questo lavoro?
L’idea è nata 3 anni fa con il mio compagno che è archeologo. Entrambi abbiamo studiato con grande passione nell’ambito della cultura ed eravamo sconfortati dal fatto che in Italia fosse impossibile trovare un lavoro in linea con le nostre competenze e che venisse anche retribuito. All’epoca io lavoravo come guida turistica, ed era un lavoro perfetto per me che amo raccontare, ma, come tutte le guide, lavoravo per delle cooperative e lo stipendio non mi bastava per vivere. Dopo un periodo di riflessione abbiamo deciso che avremmo dovuto inventarci noi il nostro lavoro: abbiamo chiamato a raccolta gli amici con la nostra stessa passione per la cultura e abbiamo deciso di mettere insieme le nostre competenze per offrire dei servizi nell’ambito culturale. Da li abbiamo iniziato un lungo lavoro per costruire il sito e per farci conoscere. E’ nata così Brigatacultura, un network di liberi professionisti che mettono le proprie competenze al servizio della cultura e della didattica. A distanza di 2 anni e mezzo dalla nascita di Brigatacultura la mia vita è cambiata molto perché il mio compagno ha ricevuto un’offerta di lavoro in Inghilterra come archeologo (pagato!) e io ho deciso di seguirlo. Il primo anno ho fatto su e giù dal Devon a Torino per poter continuare a seguire i progetti di Brigatacultura. Da qualche mese sono diventata mamma e quindi ora non posso più fare la guida né occuparmi della didattica con le scuole. Con sofferenza ho capito che avrei dovuto cambiare la mia veste e ora mi occupo della parte amministrativa, della realizzazione dei progetti di lavoro e della comunicazione, in pratica trovo i lavori e poi li affido ai miei collaboratori. Facendo un bilancio posso ritenermi soddisfatta perché questa mia attenzione ci ha portati, nel 2016, ad ottenere risultati migliori.
Quali sono i tuoi strumenti di lavoro?
La connessione ad internet per me è fondamentale perché lavoro sia con il pc che con il telefono. Anche se il contatto con le persone è importantissimo, ma adesso devo gestire il lavoro a distanza e non passa giorno che io non senta i miei collaboratori con una call su skype per esempio.
Fino ad oggi avete realizzato diversi progetti culturali, qual è il progetto al quale sei più affezionata?
Sicuramente lo Small Heritage Meetup, che abbiamo organizzato in occasione di Paratissima nel 2015. Lo scopo era di stabilire un dialogo sul tema della valorizzazione di “piccoli” musei, luoghi e Beni Culturali attraverso gli strumenti della comunicazione digitale e del networking. Il progetto era rivolto agli operatori culturali e a quanti erano interessati a questi argomenti, per condividere esperienze e testimonianze sul tema della promozione del patrimonio culturale nell’era di internet.
Che futuro desideri per il tuo progetto?
La nota dolente del progetto, che ho imparato a mie spese, riguarda la ricerca dei collaboratori perché io sono entusiasta di questo lavoro e mi piacerebbe trovare colleghi con il mio stesso entusiasmo per questo motivo ho ridotto il numero delle persone con cui lavoro. A tal proposito mi auguro di poter approfondire la mia ricerca di persone competenti e motivate con cui poter lavorare. Il mio desiderio per il futuro è quello di poter tornare a Torino per trasformare Brigatacultura in una vera e propria società di servizi. Ora siamo un network di professionisti ma mi piacerebbe diventare più grandi. Niente mi da più soddisfazione di elaborare un progetto e vedere il riscontro positivo dei partecipanti e delle istituzioni culturali, con cui, dopo anni di lavoro di comunicazione (a zero budget ma tanta forza di volontà) siamo riusciti ad instaurare un rapporto di collaborazione.
Qual è la cosa più importante che hai imparato in questi anni?
Che bisogna avere sempre costanza e perseveranza. Lavorare in ufficio vuol dire essere obbligati a timbrare un cartellino tutti i giorni, mentre, da libero professionista devi imparare giorno dopo giorno come darti una disciplina e come impostare il tuo lavoro ed è una cosa molto difficile. Inoltre è fondamentale conoscere nuove persone, cosa ti arricchisce a livello professionale e umano. Ho cambiato tanti luoghi di lavoro e tipi di contratti e so cosa significa lavorare in un modo e in un ambiente faticoso e poco stimolante invece bisognerebbe poter lavorare bene anche a livello umano. La mia più grande soddisfazione è il fatto di essermi creata un lavoro che esprime la mia persona e le mie passioni. Ho passato dei mesi complessi, a livello personale, ma la sera avevo sempre tempo per accendere il pc e per dedicare un pò del mio tempo e delle mie forze a Brigatacultura e non l’avrei fatto per nessun altro lavoro.
Rossella de Palo
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