Luca Gnizio mi ha permesso di conoscere un nuovo importante lavoro. Più che di un lavoro credo sia più corretto parlare di una vera e propria missione. Ma cosa fa un eco social designer? In pratica crea oggetti di design nobilitando gli scarti e riuscendo nell’impresa di stimolare l’attenzione del pubblico, e delle aziende, oggi più che mai sensibili alla tematica ecologica. Luca Gnizio ha la capacità di trasformare scarti aziendali in prodotti di design di grande bellezza e la cosa più bella è la grande passione che mette nel suo lavoro.
Come è nata l’idea, da quale esigenza?
Quando ho compreso che il design iniziava ad annoiarmi! L’idea è nata dalla voglia di elevare il design ad una risposta ricca di significato ed aiuto ecologico e sociale. Il mio desiderio è di voler conferire un valore intrinseco reale, rispetto a quello meramente funzionale del design che noi tutti conosciamo. In altre parole, un prodotto potrà essere bello o brutto, questo è soggettivo, ma nessuno potrà togliergli il suo “autentico” valore, laddove questo si traducesse nella realizzazione pratica e in un aiuto sociale ed ecologico. Spesso le mie operazioni abbracciano più aziende contemporaneamente, questo perché sono convinto che la nuova arte deve essere motivo si ecosinergia collettiva tra più attori, per un obiettivo comune e condiviso. Il Design come manifesto ed insegnamento etico.
Realizzi sculture con qualsiasi tipo di materiale?
Si, ed è quello che mi distingue dal classico riciclo. Sono stato chiamato dalla BMW che mi ha richiesto uno studio sul riciclo della fibra di carbonio, utilizzata per le macchine elettriche, e da li è nata Escape, una poltrona in bilico fra Design e Arte. Esposta e presentata al pubblico a Monaco di Baviera e Bruxelles sul palco di BMW WELT e MUSEO BMW, è il risultato di una lunga ricerca che ho affrontato con l’azienda automobilistica tedesca per rendere produttivo, in modo etico, quanto fino ad oggi era solo materia di smaltimento. Le mie esperienze con questi materiali e lo studio che c’è dietro ogni mio lavoro, mi ha permesso di brevettare un tessuto modellabile e morbido come la pelle che ha l’aspetto del marmo nero ma a seconda di come verrà colpito dalla luce diventerà trasparente, ed ho brevettato il primo cristallo con fibra di carbonio.
Quali mezzi utilizzi per promuovere il tuo lavoro?
Ho un team di grandi professionisti che stimo molto, che si occupano della mia comunicazione, indubbiamente i Social sono il mezzo che in assoluto oggi arriva in modo capillare a più utenti.
Quanta attenzione dedichi alle nuove tendenze nel mondo dell’arte e quali sono i mezzi con i quali ti tieni aggiornato (riviste web ecc)?
Più che seguire le tendenze, il grande lavoro che precede ogni mia opera è di ricerca, anche perché, lavorando con materiali sempre diversi, devo imparare ad usarli e a manipolarli. Devo anche capire se esistono soluzioni già adottate da altri per non ripeterle. Il mio primo obiettivo è quello di sfatare l’idea che un prodotto realizzato con gli scarti sia di minor valore. E per non scadere nel già visto e nella banalità, lo studio approfondito del materiale è di vitale importanza, al fine di rispettarlo e di restituirgli una dignità.
Quanto di te e della tua creatività puoi mettere nel tuo lavoro?
Tutto. Per me questo non è un lavoro, è come una forza interna che mi alimenta, è parte di me, qualcosa di cui non potrei fare a meno, è indubbiamente una scelta di vita con tutti i suoi pro e contro, un dono molto probabilmente, ma talmente forte da non poter far altro che assecondarlo.
Qual è la cosa più importante che hai imparato in questi anni.
Che senza una vera passione non si può pensare e sperare di farcela in nessuna sfida. A parità di capacità e talento, la vera differenza tra due individui, la fa la fame e la volontà di arrivare all’obiettivo prefissato.
Quale futuro ti auguri per il tuo lavoro?
Che possa diventare sempre di più un aiuto concreto e tangibile per sempre più realtà e paesi.
Rossella de Palo
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